Biro e cerini, di Giuseppe Pulizzi: la Sicilia in rima

Il seme dell’arte si trova in ognuno di noi, ma solo in pochi sanno coltivarlo. Ebbene, una persona che è riuscita a fare di quel seme una pianta ricolma di vitalità creativa, è esistita davvero e risponde al nome di Giuseppe Pulizzi. Oggi riscopro la figura dell’amato compaesano e artista della parola attraverso il libro Biro e cerini, edito da Medinova nel 2019.

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Si tratta di una breve raccolta delle più belle poesie di Giuseppe, corredata da una puntuale biografia stilata da Gaetano, il Pulizzi figlio, che svela curiosità e sfaccettature di un uomo semplice; di un vero poeta.
Con Biro e cerini rivive una personalità importante, un pezzo di Sicilia. Sì, perché Pulizzi incarna quella cruda Sicilia di un tempo con i suoi odori e colori; stemperata, di tanto in tanto, da sfumature di attualità. Il tutto svolto rigorosamente in rima!

Biro e cerini: il poeta ciancianese

Il poeta siciliano nasce a Cianciana il 16 Febbraio del 1918. Primo di 5 figli, è un bambino sveglio e dedito allo studio. Ma quella di Giuseppe è la Sicilia della prima metà del ‘900, quella delle gravi mancanze e della fame.
La spensieratezza deve lasciare il posto alle premature responsabilità e la vita non s’impara tra i banchi di scuola, bensì nei campi. Ed è proprio nei campi che il Nostro apprende presto le dure lezioni del lavoro sfiancante e delle soverchierie dei prepotenti.
Per Pulizzi, però, è un’altra fame a essere ancora più urgente: quella del sapere. Nei pochi ritagli di tempo che il dovere gli concede divora libri, traccia parole, scopre la rima.
Da quel momento la penna diventa sua fedele compagna e mai smetterà di inghiottire la vita con gli occhi per restituirla in versi.

Biro e cerini

Poesia, arte e stile di Giuseppe Pulizzi

La poesia diventa, quindi, strumento essenziale per esaltare il bello dell’esistenza e per condannare la natura mutevole dell’essere umano.
Le critiche e gli elogi del poeta sono elaborati con cura e precisione. Quello che ne viene fuori è una grande produzione poetica formata da ottave e sestine a rima baciata e concatenata. La strofa preferita, come precisa nella prefazione del libro il Prof. Eugenio Giannone, è l’ottava con endecasillabo:

L’endecasillabu è lu longu versu
cu quali megliu tu poi raccuntari
lu casu cchiù difficili e riversu.

È versu unnici sillabi e tu senti
la musicalità, la miludia
la so cadenza e sono di l’acenti

p. 6

Giannone sottolinea un’altra caratteristica delle poesie di Pulizzi: la musicalità. Grande appassionato della musica (suonava il flicorno tenore), il poeta riversa nei suoi scritti un’attenta sonorità armoniosa.

Biro e cerini: l’uomo dietro la poesia

Lo stile ricercato fa da cornice a tematiche importanti. Nella sua variegata raccolta c’è posto per la difficile condizione de lavoratori in Sicilia; l’orrore del Secondo conflitto (che egli vive sulla sua pelle); i soprusi; la realtà di un paese, il suo; la realtà di una regione; lo squallore della mafia; l’amore per la famiglia e per le cose semplici; il dolore causato dalla grave perdita della moglie Rosa; il profondo rispetto per gli animali.

Nun sentu gioia cchiù nni la me casa
cà m’arrubau la morti la me spusa.
Nuddu m’aspetta, nuddu cchiù mi vasa
ed ogni iornu c’è la porta chiusa.
La porta unni nisciu l’amuri miu
ca nuddu l’apri si nun l’apru iu.

La porta, p. 90

A rendere immenso il lavoro di Pulizzi è la sua sconfinata umanità. Dietro le parole di un grande poeta deve necessariamente abitare un grande uomo.
E nel caso di Giuseppe, le lotte portate avanti con determinazione per difendere la conoscenza; la voglia di partecipazione e di riscatto dell’essere umano; per difendere se stesso e la famiglia dalle minacce delle ingiustizie e della miseria, non hanno fatto altro che elevare un animo già nobile.

L’esigenza del racconto ha spinto questo osservatore critico della società e dei suoi cambiamenti, ad annotare con frenesia il suo sguardo ovunque, dai fogli di carta alle scatole di cerini, per poterli poi trasformare in opere da regalare generosamente ad altri anche dopo la sua dipartita, avvenuta nel 1997.

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Un poeta da celebrare

Nel suo essere poeta abbracciato dall’involucro del suo tempo, ma sempre proiettato verso l’orizzonte, Giuseppe Pulizzi è il nostro Laccabue ciancianese (riconducibile non alla persona ma all’arte schietta e veritiera) da celebrare e approfondire assiduamente.
Lasciamo che anche i più giovani imparino a chinarsi sulle poesie di Pulizzi per studiare quella Sicilia che ogni giorno si mostra ai loro occhi, ma che non viene più guardata veramente.

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Marilisa Pendino

Biro e cerini, raccolta di poesie di Giuseppe Pulizzi

A cura di: Gaetano Pulizzi
Casa editrice: Medinova
Prefazione di: Eugenio Giannone
Anno: 2019
pp.
106

In copertina: disegno di Rosa Pulizzi

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