Per forza di cose, di Marco Sensi – (non) recensione

Per forza di cose di Marco Sensi è la storia di una famiglia, di una comunità e di un territorio, filtrata e raccontata attraverso i ricordi di Agostino che pagina dopo pagina, dettaglio dopo dettaglio, ci restituisce la sua infanzia, la sua adolescenza e il suo diventare giovane uomo.

Per forza di cose è la storia di una vallata che dal Monte Catria porta dritta senza che nulla accada verso il mare Adriatico

E nulla accade, in questo romanzo, tranne quello che può capitare nella vita. Nascite, scoperte, primi amori, delusioni, emozioni, illusioni, matrimoni. Guerre, lutti. I mutamenti. Il progresso, che un po’ lo ami e un po’ lo odi, lo desideri anche se ti spaventa, a volte non lo riconosci, a volte ti travolge, a volte ti porta dove non avresti mai detto. 

Agostino è nato nel 1945, nonna Amorina gli ripeteva sempre “te Tino sé fijo dla guerra, ma sé nato ntla pace”.

Per forza di cose è la storia di un bambino che cresce e che cerca il suo posto in un mondo che da piccolo si fa sempre più grande e di un paese che si rialza a fatica, tra l’entusiasmo, l’incoscienza e le ferite che ancora bruciano e fanno zoppicare.
È la storia dei primi disegni con zì Odilia, fatti con il lapis grosso, quello con cui ogni luglio si segnava sul muro bianco del magazzino i quintali di cereali che produceva il raccolto.
Del primo lungo viaggio in treno nel 1952 con zì Marcello, sindacalista per la CGIL dei minatori di Cabernardi che poi per mantenere la famiglia se ne andato fino in Belgio, località Marcinelle.
Di quando hai guardato le mani di nonno, piene di rughe profonde e di peli bianchi e di vene blu sporgenti e ti sei accorto che anche le tue diventeranno così, che quello è tuo nonno e che fa parte del tuo corpo.
Della prima volta che hai visto il mare e hai chiesto a zì Merigo a cosa servisse tutta quella sabbia e lui ti ha risposto che è il confine tra la stupidità de j omini e l giudizio del mare.

Di quando Anselmo degli Ercolani ti ha raccontato del corteo del 1 maggio 1922, aperto con le bandiere dei comunisti e dei socialisti e poi i giovani con la camicia rossa mescolati con quelle nere degli anarchici.

Per forza di cose è un libro piccolo, dolce e ironico attraversato e sorretto da una sottile vena di malinconia e la scrittura Marco Sensi, attenta, delicata e leggera ma mai banale, fa scivolare le storie, i ricordi e le riflessioni su una lingua che mescola l’italiano con il dialetto pergolese, una lingua che sa di casa, di fatiche profonde e profonde gioie, di famiglia e di radici solide, quelle che poi ti fanno andare in giro per il mondo con un po’ di quella casa sempre appresso.

Ricavai, da quest’esperienza, il riscontro che pensare al passato sia meno fatico rispetto al futuro, che lasciarsi andare ai ricordi, seppur dolenti, sia facile come pedalare in discesa. Le mie strade, plurali come il nome della mia regione, erano state durante la storia crocevia di tribù e di legioni, di viaggiatori e di dialetti diversi e io mi sentivo il frutto di questi mescolamenti, di questi innesti. Avevo la percezione inspiegabile che, nonostante le apparenze, tutto fosse in graduale movimento, e che spettava anche a me accelerarne la velocità.




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Per forza di cose

Autore: Marco Sensi
Casa editrice: Edizioni Malamente, Collana Voci
Anno: 2022
pp. 148

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