I racconti di Guy de Maupassant: In famiglia

In famiglia (titolo originale En famille) compare per la prima volta nel 1881 su La Nouvelle Revue, rassegna bimestrale della stampa francese fondata da Juliette Adam, e successivamente viene inserita nella raccolta La Casa Tellier.

Trama

Il signor Caravan è un uomo estremamente noioso. Impiegato da trent’anni presso il Ministero della Marina di Parigi, ha sempre condotto una vita monotona fatta di orari precisi, di facce sempre uguali e di scartoffie.
L’unica sua aspirazione è quella di ottenere la nomina ai posti di capo e sottocapo dei commissari di marina, nomina che puntualmente tarda ad arrivare.
Niente interessi, niente svaghi, niente eccessi; nella mente intorpidita dell’uomo c’è sempre e solo il lavoro. L’unica fonte di affetto (seppur di un affetto centellinato) è la famiglia composta dalla moglie (figlia di un suo collega che sposò senza dote), dai suoi due figliuoli e dalla vecchia madre, donna famosa per la sua avarizia, che nell’ultimo periodo lo preoccupa per via di frequenti sincopi.

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I mangiatori di patate – Van Gogh

L’anziana signora non si presenta a cena e Caravan preoccupato manda la figlia dodicenne a chiamare la nonna, ma quest’ultima viene trovata riversa sul pavimento.
Dichiarata morta dal dottore, Caravan cade nella più atroce afflizione per la dolorosa perdita. Dopo essere uscito per trovare, inutilmente, conforto in un qualche amico seduto al Cafè, fa rientro a casa dove ad aspettarlo c’è la moglie.
Ma la donna non offre all’addolorato un consolatorio abbraccio, bensì un discorsetto chiaro e diretto: bisogna decidere la spartizione dei beni della defunta e bisogna decidere con precisione cosa scegliere e cosa lasciare alla sorella del marito. D’altronde sono anni che lei, ‘affezionatissima nuora’, si prende cura della poveretta. Le cose più belle le toccano di diritto!
L’uomo, troppo sconfortato per contrastare le avide logiche della sua signora, si lascia trascinare nell’assurdo progetto di un trasloco serale per trasferire i valori dalla stanza della vecchia madre alla loro.
Qualcosa, però, sconvolge gli animi dei presenti: la defunta apre gli occhi e smette di essere morta!
L’unico ad essere felice è il signor Caravan che ha di nuovo la possibilità di abbracciare la madre, mentre nuora e figlia, quest’ultima appena arrivata con marito a seguito, faticano a nascondere la delusione.
La vecchia madre, più forte e agile di prima, dichiara di aver avuto un’altra delle sue sincopi e di aver sempre sentito tutto. Poi, con la sua nota risolutezza, ordina di risistemare tutti i suoi averi nella stanza.

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I Parenti serpenti di Maupassant

Questa volta Maupassant si dedica al tema della famiglia e, nello specifico, a tutto quello che di marcio può esserci all’interno delle quattro mura domestiche.
L’intera vita dei Caravan è dedita al lavoro e alla discrezione. Ma quella che in apparenza può sembrare una famiglia serena, è in realtà un covo di malumori, egoismo e avidità. Una perdita improvvisa getta nello sconforto il capofamiglia che non riesce a ottenere nessun tipo di consolazione: gli amici del Cafè ignorano, come tutti quelli che non vengono toccati direttamente dalla sofferenza, il suo lutto e la moglie è troppo interessata alle pratiche questioni testamentarie per occuparsi dell’instabilità emotiva del consorte.

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Parenti serpenti – Monicelli

L’assurdo e il grottesco sono gli elementi centrali di tutta la vicenda. L’autore li esaspera fino all’eccesso con situazioni ed eventi che hanno del paradossale.
E la grottesca vicenda dei Caravan è resa alla perfezione dagli stessi personaggi che Maupassant costruisce come fantocci mostruosi per rispecchiare la stagnante natura dei loro animi:
La signora Caravan è una donna magra che passa le giornate a pulire ossessivamente l’appartamento. Il suo aspetto rivela un cuore arido e avaro. Il signor Caravan, suo marito, è un grasso uomo dalla faccia gonfia e la pancia cadente. Ha sacrificato tutta la sua vita al lavoro e alla soffocante quotidianità che gli hanno svuotato anima e mente tanto da essere guidato come una marionetta dalla moglie. E poi la vecchia signora Caravan, la morta non morta, magrissima e sempre imbronciata con la passione per le lamentele e le arrabbiature. Spilorcia, dona amore esclusivamente alle sue ricchezze.

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Ma la famiglia perfetta non esiste. Maupassant lo sa bene e lo dimostra attraverso un derisorio ritratto familiare presente in questa historiette, un po’ più lunga delle altre, bizzarra e dalle forti tinte amare che molto ricorda un’altra particolare vicenda domestica intitolata “Parenti serpenti” (La Môme ne consiglia la visione) e portata sullo schermo nel 1992 da Monicelli.
In entrambi i casi, famiglia e casa spesso si rivelano teatri di pericoli e sofferenze dove la malevolenza umana rimbomba fragorosamente.

Se siete dei grandi sostenitori della sacralità del focolare andate oltre e lasciate perdere Maupassant (e pure Monicelli!) per tutti gli altri, ecco un estratto del racconto:

Marilisa Pendino

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