‘Un Sindacato degli Umani’ di Luigi Betrone: sopravvivere in un mondo in declino

Ambiente, clima, futuro, povertà, società in declino, vita e morte. Quante volte avete sentito pronunciare queste parole nei telegiornali o nei bar sotto casa? Tante, eppure rimbombano nelle orecchie come un ronzio distante e poco importante.
Stiamo andando verso un futuro catastrofico ci dicono, ma quanto siamo davvero consapevoli di ciò? E cosa c’è di vero o di falso in quello che affermano gli esperti della comunicazione (e non solo) quando proclamano un tragico avvenire?

Un sindacato degli umani: fermarsi a riflettere

Diciamoci la verità, quando sentiamo parlare di futuro abbiamo la sensazione di aver a che fare con qualcosa di veramente lontano da noi, quindi perché preoccuparsi? Giriamoci pure dall’altra parte e continuiamo a vivere la nostra vita come abbiamo sempre fatto!
Questo è quello che pensa la stragrande maggioranza delle persone, ma forse sarebbe meglio fermarsi un momento a riflettere su cosa accade intorno a noi e su tutti quei cambiamenti che, a pensarci bene, hanno a che fare con un futuro sempre più prossimo.

Un sindacato degli umani - lamome

Fortunatamente c’è chi decide di prendersi una pausa per riflettere. È il caso di Luigi Betrone che con il suo libro ‘Un sindacato degli Umani – Contro la dittatura dell’Economia e della Tecnica’ prova a rivolgere un grido disperato ai suoi lettori per segnalare che qualcosa non va.
Ma vediamo di conoscere meglio l’autore di oggi.

Bio

Luigi Betrone nasce a Trinità, in provincia di Cuneo, il 1 Giugno 1954. Passa l’infanzia in costante equilibrio tra il cemento di Torino e la libertà della campagna che lo impegna nella raccolta di funghi e nella pesca.
Nel ‘68 gli echi del famoso Maggio francese e il suono delle chitarre elettriche lo
portano dentro al movimento di contestazione e vive esperienze sociali, culturali e conviviali stimolanti. Successivamente, come dichiara lo stesso autore, si registra il suo ritorno all’ordine della routine quotidiana, riuscendo a svincolarsi dalle catene della monotonia grazie alla passione per la poesia e per il sindacalismo di base.
Nel 2001 sposa un capitano dell’Armata Romena, una compagna non solo di vita ma anche di interessi, tra cui l’arte, i viaggi e la musica etnica.
Attualmente lavora ‘ancora’ (sottolinea lo stesso Betrone) presso il comune di Torino come fattorino/autista.

Un sindacato degli umani – Contro la dittatura dell’Economia e della Tecnica

Un sindacato degli umani – Contro la dittatura dell’Economia e della Tecnica è una riedizione del saggio di Betrone “Resistenza e cambiamento”.
Leggendo il titolo non è difficile immaginare il fulcro centrale del libro. L’opera, infatti, è un’analisi critica della società in cui viviamo. Il resoconto amaro di un uomo che si è fermato a osservare il mondo, a riflettere sulle falle che esso presenta e a proporre delle soluzioni.
Ma per criticare l’attualità bisogna capire cosa è andato storto, ed ecco che l’autore mette nero su bianco l’itinerario di un viaggio particolare per scovare il momento esatto in cui la decadenza (ancora in corso) del nostro mondo ha avuto inizio.

Si parte dagli anni ‘50-’60, dalla generazione dei baby-boomer (la sua), quella che per tanti anni ha rappresentato il capro espiatorio dei problemi di tutte le future generazioni che interpretano malamente gli ideali di libertà e uguaglianza dei famosi capelloni, reinventandoli e molto spesso storpiandoli.
Ma la storia ci insegna che i capri espiatori servono sempre; servono al potere corrotto che vuole distrarre la massa per plasmare a proprio piacimento il mondo, sfruttandolo, straziandolo, fino a quando qualcuno riesce ad aprire gli occhi, ma a quel punto sarà ormai troppo tardi. E la storia, purtroppo, si ripete sempre.

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Un manifesto contro l’assopimento mentale

Il libro di Betrone è un manifesto che, con la voce dell’inchiostro, urla contro l’assopimento mentale al quale tutti oggi siamo incatenati. Ci hanno trasformato in esseri passivi convinti di volere le cose che vogliamo, schiavi di padroni in cravatta che ci ripetono che il lavoro e il consumismo sono le strade della libertà, continuamente minacciati dagli effetti di una crisi che prima o poi (dicono) passerà.
Abbiamo tutto e niente, vacilliamo continuamente tra le innovazioni tecnologiche e l’arretratezza delle nostre menti, delle nostre anime. Siamo infelici e non sappiamo il perché. E mentre invochiamo vecchi capri espiatori e, al contempo, ne cerchiamo di nuovi per motivare il nostro sconforto, non ci accorgiamo che la società è un edificio logoro che poggia su pilastri traballanti come egoismo, violenza, inquinamento, precarietà e non facciamo nulla per cambiare le cose.

Eppure, come afferma l’autore, non è poi così difficile scovare i veri responsabili di un mondo invivibile. Modernizzazione capitalistica, mercificazione, globalizzazione, politici corrotti sono loro i veri nemici da combattere, quelli che hanno portato la crisi, che hanno instillato in noi il falso ideale di libertà e soddisfazione.

La soluzione è… Un sindacato degli umani 

Ma esiste una soluzione a tutto questo o per noi è troppo tardi? Sì, Il viaggio critico di Betrone prevede anche una soluzione a questa irreparabile crisi che agisce sul piano economico, politico ma anche individuale.
Per salvarsi è necessario riprendere in mano le nostre vite e smettere la collaborazione passiva con chi egoisticamente pensa a ingrassarsi sulla nostra pelle. L’autore propone al lettore un faro capace di mostrare la giusta via per risollevare le sorti di un destino perduto: la formazione di un Sindacato degli Umani.

“Dobbiamo creare un Sindacato degli Umani per difendere la Specie. Un sindacato anomalo, senza tessere, senza sede, senza funzionari e senza dirigenti. Che non maneggia denaro, che non distribuisce poltrone, che non fa compromessi. L’ unione di tutti coloro che ancora si sentono umani per salvare il Pianeta e la nostra Specie”

– Betrone L., p. 9

Una via di fuga, quindi, esiste, ma per saperne di più bisognerà leggere questo particolare libro/manifesto.

Un lavoro utile alla riflessione

Il libro affronta tematiche attuali e molto complesse (fallimento dell’Economia, disastro ambientale, sacro, globalizzazione ecc.), tanto da spingermi a contattare l’autore per approfondire meglio alcuni passaggi ed evitare fraintendimenti.
Personalmente apprezzo molto la volontà di mettere nero su bianco le proprie riflessioni, cercando di lanciare dei messaggi importanti. Considero questo lavoro davvero utile alla riflessione.

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Vanno sottolineate alcune criticità legate a punti di vista personali che si allontanano da quelle dell’autore specie quando si parla di scienza, progresso e libertà individuali. Altre si legano a una mancanza di ‘visione dell’insieme’ che porta Betrone a trattare alcune tematiche solo nella loro sfaccettatura pessimistica tralasciando quelle positive. Questo può fuorviare il lettore portandolo ad attribuire all’autore opinioni che non gli appartengono.

Ciononostante il lavoro può essere considerato ben strutturato. Le 97 pagine del libro, sapientemente divise in quattro parti, ognuna formata da brevi capitoli, rende la lettura molto fruibile. Interessante la decisione di inserire delle immagini (dai quadri famosi alle grafiche più moderne) che riassumono i concetti espressi dall’autore e contribuiscono ad alleggerire piacevolmente l’occhio.

Leggi anche: Touroperator – Diario di Vite del Mare di Sicilia, narrare la migrazione con l’arte: intervista a Massimo Sansavini

Un sindacato degli umani: confronto con l’autore

Come detto sopra, ho avuto il piacere di contattare l’autore per chiedere ulteriori spiegazioni e pareri. Riporto qui le mie domande e le gentili risposte del Betrone.

Globalizzazione e clima

D. Globalizzazione e clima. In questo periodo si parla molto di clima e di Greta Thunberg. Cosa pensa di Greta, della sua ‘lotta’ e delle modalità della stessa?

R. Sicuramente il “fenomeno” Greta e il movimento che improvvisamente ne è scaturito è un fenomeno mediatico, cioè costruito a tavolino e alimentato dalla sponsorizzazione ossessiva di tv, giornali, internet,ecc. La protesta del Venerdì non solo non è contrastata dal sistema ma, anzi, suscita l’approvazione del potere contro cui dovrebbe essere rivolta.

Evidentemente qualcosa non torna. L’adozione di Greta da parte dei potenti della terra annuncia il restyling del capitalismo: quella grande truffa della “green economy” che, fingendo di preoccuparsi delle nefaste conseguenze della Crescita, rilancia la follia produttiva e consumista ricoprendola di una patina verde, sostenibile, politically correct… Il valore aggiunto di questa operazione sta in un paradosso: poiché le motivazioni della protesta sono ben reali e condivisibili, ancorché strumentali, le sacrosante critiche all’operazione mediatica rischiano di alimentare la negazione di quelle motivazioni (negazionismo del cambiamento climatico, ecc.) Tuttavia il fatto che tanti ragazzini scendano in piazza, protestino e riflettano è pur sempre un bel vedere. Sarebbe ancora meglio se il giocattolo si rompesse e sfuggisse di mano a chi l’ha costruito!

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La generazione Z e il futuro

D. I baby-boomer hanno lottato per ideali che oggi vengono ripresi e stravolti. Secondo Lei la generazione Z diventerà responsabile dello stravolgimento di questi ideali, sarà capace di lottare per degli ideali nuovi o rimarrà impassibile a subire lo stravolgimento che la società impone?

R. Ad essere realisti, non c’è molto da sperare nelle nuove generazioni. Quelli che Gaber chiamava “polli d’allevamento” sono e saranno sempre più programmati e manipolati da un sistema che li priva degli strumenti per capire, che li confonde bombardandoli di stimoli, che li deresponsabilizza dandogli (quasi) tutte le libertà, che li omologa esaltando la trasgressione e la diversità, che li rincoglionisce permettendo loro tutto ciò che esso vuole…D’altronde non tutte le ciambelle escono
col buco, non si sa mai!

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Omologazione

D. Sono d’accordo con Lei sugli effetti negativi dell’omologazione, ma quando si parla di lotta tra i sessi e, quindi, di vanità, competizione ecc. come caratteristiche ‘femminili’ e di violenza, orgoglio ecc. come caratteristiche ‘maschili’ non si rischia di impantanarsi nei soliti discorsi di genere? Un po’ come dire MASCHIO= AZZURRO – FEMMINA= ROSA

R. Questo, probabilmente, è il tema più difficile da trattare senza rischiare di essere fraintesi od ostracizzati non appena si tenta di impostare il discorso scostandosi dai luoghi comuni e dalle banalità del politically correct. Ormai esiste quasi una psicopolizia (o una lobby culturale) pronta a gridare al maschilismo e al fascismo (!) se soltanto qualcuno ha l’impudenza di affermare che esistono delle differenze tra quelli che il Tao chiama principio femminile e principio maschile (Yin e Yang). Dire che esistono delle differenze non significa affatto dire che sia meglio l’uno o l’altro (né tantomeno giustificare le discriminazioni). Ciò che è pericoloso, assurdo, illogico e comunque sgradevole è ridurre tutto all’uniforme.

La buona morte

D. Mi ha colpito il termine ‘buona morte’ e la definizione di chi la sceglie: ‘una persona che è incapace di lottare per una vita degna di essere vissuta’.
Mi piacerebbe saperne di più. Perché questa definizione? Perché decidere di morire è sbagliato o ha a che fare con l’incapacità di lottare?

R. Quanto all’eutanasia, probabilmente non mi sono spiegato bene. Non è certo chi sceglie l’eutanasia per sé che io mi permetterei di giudicare: ciascuno ha il diritto, se proprio vuole, di suicidarsi. Quello che mi inquieta è questo insistere perché in qualche modo sia lo Stato (o peggio ancora il sistema sanitario) a decidere e praticare la rottamazione dei cittadini. In questo senso dico che una società incapace di garantire una vita degna di essere vissuta preferisce impegnarsi a garantire il servizio gratuito (per ora) e assistito della buona morte.

Marilisa Pendino 

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