Eltjon Bida: ‘C’era una volta un clandestino’, la storia di un adolescente diventato uomo libero

Essere adolescenti è come salire una lunga e ripida scala al buio e, una volta in cima, appoggiare il piede convinti di avere ancora un ultimo gradino.
La terribile sensazione di vuoto sotto la propria scarpa è la stessa che accompagna tutto il difficile passaggio all’età adulta.
Chi di voi non ha mai provato questo spaventoso senso di smarrimento?

Eltjon Bida: l’adolescente diventato uomo

Qualcosa del genere è stato sicuramente vissuto da Eltjon Bida, ad oggi uomo normalissimo, la cui adolescenza è stata un po’ più particolare rispetto a quella degli altri.

Era il 1995 ed Eltjon Bida aveva 17 anni. Non possedeva particolari pregi o particolari difetti, ma aveva un vizio bizzarro, quello di sognare. Eltjon sognava sempre, sognava anche ad occhi aperti, sognava una vita migliore, lontana rispetto a quella vissuta in una terra sterile che soffoca con il suo ‘nulla’ i desideri smaniosi di un adolescente.

Era il 1995 ed Eltjon Bida aveva 17 anni quando, stanco di mangiare solo polvere e speranze, decise di salire su un gommone per lasciare l’Albania e approdare a Brindisi.

Come sarà bello vivere lì!

Magro, sbarbatello, ma molto determinato, era sicuro di trovare in quel gommone la vera salvezza. Affrontare tutta quell’acqua faceva raggelare il sangue, ma Bida non poteva permettere alla sua terra dal cuore arido di seccare la sua esistenza. E allora via, fuggire lontano per iniziare una nuova vita in un posto magico, quasi fiabesco, che chiamavano Italia.
Come sarà bello e facile vivere lì!! Pensava Eltjon mentre scivolava sulle gelide acque straniere.

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Era il 1995 ed Eltjon Bida aveva 17 anni quando riuscì a raggiungere la terra promessa a forma di stivale, ma il sogno di una realizzata esistenza si trasformò ben presto in utopia. Quel Paese che tutti accoglie con cibo in abbondanza, con lavori ben pagati e donne sempre sorridenti, in realtà non esisteva.
A 17 anni un Bida disilluso poteva solo adattarsi a una nuova realtà che puzzava di vita corrotta e questo, tradotto in parole semplici, voleva dire dormire nei vagoni lerci dei treni e mangiare nelle Caritas.

Il tempo passava, ma lui sapeva che non era ancora arrivato il momento di abbattersi e ogni giorno trovava la forza di alzarsi presto, ripulirsi dall’angoscia e cercare lavoro nei cantieri o nei ristoranti come lavapiatti.
Grazie alla sua determinazione, riuscì ben presto a ottenere lavoro e permesso di soggiorno.

Raccontare la propria odissea

Ora siamo nel 2019 ed Eltjon Bida è sposato, ha due figli e una storia da raccontare. Sì, perché non è più il 1995, ma le cose sembrano non essere cambiate affatto.
I gommoni vanno, i gommoni vengono e, molto spesso, ristagnano in attesa di sentenze. Tanti sono gli adolescenti che decidono di affrontare un viaggio pericoloso per riuscire a diventare adulti in Italia e tanti altri sono quelli che adulti non diventeranno mai.

A tutte queste persone e non solo, Eltjon vuole raccontare il suo punto di vista sul tema dell’immigrazione. Vuole smentire l’errata percezione che si ha degli immigrati a causa di quella piccola percentuale che delinque. Proprio per questo ha deciso di scrivere un libro autobiografico dal titolo C’era una volta un clandestino in cui racconta la sua personale odissea e la sua rivalsa.

Il libro

C’era una volta un clandestino è stato pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Policromia (PubMe). Badate bene, non è il solito ‘mappazzone’ sulla difficile vita degli altri, ma una cronaca cruda e ironica di un terribile fenomeno vissuto e tradotto attraverso gli occhi di un giovane ragazzo.

Una sorta di addestramento cartaceo sulla sopravvivenza che scivola nel giusto equilibrio tra leggerezza e dolore.
Con disarmante semplicità, Eltjon Bida descrive dettagliatamente incontri, avventure, disavventure, amori e disastri sentimentali, rivincita e ritrovamenti speciali.
Ma non solo, tra le pagine tumultuose di una storia tragica come questa, c’è spazio per importanti messaggi che l’autore vuole destinare ai suoi lettori.
Bida con il suo testo, infatti, vuole ricordare l’importanza di non girarsi dall’altra parte, di inculcare a tutti (immigrati e Stato) la via dell’integrazione e di tenere bene in mente che comportandosi bene e lavorando sodo si può avere un futuro felice.

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L’incredibile storia di una vita che è riuscita a resistere si fa libro per lanciare messaggi di speranza e per essere concretamente d’aiuto in un mondo abitato da invisibili. Proprio per questo una parte dei proventi della vendita del testo va all’associazione Pane Quotidiano nata a Milano nel 1898. Si tratta di un’organizzazione laica e apolitica che ha come obiettivo quello di assicurare gratuitamente cibo alle fasce più povere della popolazione.

Era il 1995 ed Eltjon Bida aveva 17 anni quando capì che era arrivato il momento di salire la lunga e ripida scala al buio per diventare un uomo libero.

Marilisa Pendino 

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