Mario Mieli: le lotte di un guerriero in gonnella

La vita che presentiamo oggi è una di quelle folli, destinate a essere eterne. Dedichiamo questo spazio all’esistenza ribelle di Mario Mieli, un ‘guerriero in gonnella’ che ha avuto il coraggio di sfidare una società dove tutto è in movimento, ma nulla cambia per davvero.
E nell’attualissimo clima di mutamenti fatiscenti e rivoluzioni spicciole, forse è il caso di voltarsi un po’ indietro per (ri)apprendere le gesta di chi ha messo al di sopra di tutto (anche della vita) la parola libertà.
E allora voltiamoci ché magari qualcosa la impariamo veramente!

Fatti avanti…Mario Mieli

Mieli è stato un importante attivista, poeta, scrittore e teorico degli studi di genere. La sua storia inizia a Milano il 21 maggio del 1952. Penultimo di sette figli, nasce dall’amore tra l’ebreo Walter Mieli, figura di spicco nell’industria della seta, e la milanese Liderica Salina, insegnante di lingue.

Mieli cresce a Lora, nella periferia di Como. È un giovane estremamente vivace, intelligente e con grosse difficoltà nei rapporti affettivi, specie con la figura paterna.
Si trasferisce a Milano per frequentare il liceo classico Giuseppe Parini ed è proprio all’interno dell’ambiente scolastico che inizia a manifestare le sue tendenze polisessuali, tendenze che traduce in chiave artistica fondando nel 1969 un circolo di poesia dove gli omosessuali potevano incontrarsi e confrontarsi.

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Nel 1971, dopo il diploma, si trasferisce a Londra per perfezionare il suo inglese. Qui conosce il pittore e suo compagno Piero Fassoni (1941-1987) e si avvicina all’attivismo omosessuale grazie ai gruppi del ‘Gay Liberation Front’.
Nello stesso anno ritorna in Italia e prende parte al primo movimento gay italiano, di stampo marxista, Fuori! (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano) fondato a Torino dal giornalista Angelo Pezzana.

Sempre nel 1971, si iscrive alla Facoltà di Filosofia presso l’Università Statale di Milano. Nel 1974 prende le distanze da Fuori!, quando questa attua una federazione con il Partito Radicale. Decide allora di creare il Fuori-autonomo e di scegliere come interlocutori i gruppi della sinistra extraparlamentare.
Ottiene la laurea in filosofia morale nel 1976 con la tesi “Elementi di critica omosessuale”, nello stesso anno fonda, con parte del Fuori-autonomo, i COM (Collettivi Omosessuali milanesi). Elementi di critica omosessuale viene pubblicata da Einaudi nel 1977, divenendo un vero e proprio fondamento delle teorie di genere in Italia.

Né uomo né donna…persona

Già negli anni ‘70 il giovane Mieli attira l’attenzione per i suoi scritti che affrontavano tematiche molto importanti: la liberazione degli omosessuali dalla oppressione del sistema capitalistico e il ruolo rivoluzionario degli omosessuali nel processo di edificazione del ‘regno della libertà’ accanto ai proletari e alle femministe (rielaborando il pensiero hegeliano e marxista).

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Ben presto intuisce che alle parole bisogna aggiungere i fatti. Inizia a giocare con la propria immagine per esprimere a pieno la sua personalità. Ne viene fuori un Mieli appariscente, capace di combinare capi maschili e capi femminili e di sfoggiare con orgoglio trucco e gioielli.
Il suo messaggio è chiaro: non è necessario intrappolarsi entro le categorie uomo/donna, ma bisogna sempre esigere di essere trattati da persone.

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Nella mente di Mieli: teoria e ideologia

Il capisaldi della teoria di Mario Mieli si possono così riassumere:

Transessualismo universale: Ogni persona è potenzialmente transessuale, cioè ha un’innata tendenza polimorfa, ma viene da subito condizionata dalla società attraverso la “educastrazione” che costringe a considerare l’eterosessualità normale e tutto il resto una perversione.

Liberazione omosessuale in chiave marxista e freudiana: Per liberarsi dell’omofobia è necessario attuare un complesso processo di consapevolezza della propria identità che viene censurata fin dalla nascita dalla cultura dominante.
Mieli riprende le basi del marxismo per rimodularle sulle aspirazioni della lotta di liberazione ed emancipazione omosessuale, ritenendo la società capitalista omofoba.
Rielabora anche alcuni degli spunti della teoria della sessualità di Freud, attraverso la lettura che ne aveva fatto Herbert Marcuse, unendo marxismo e psicanalisi: l’orientamento sessuale può prendere qualsiasi direzione, l’eterosessualità e l’omosessualità sono semplici varianti della sessualità umana. Una non escluderebbe l’altra e tutti possiamo essere potenzialmente polimorfi.

Tra successi…

Tra il 1974 e il 1976 la vita di Mieli è costellata di successi ed eccessi. In questo periodo viaggia tantissimo e si interessa in maniera ossessiva alla psicoanalisi. Ma uno stato di agitazione lo opprime e si avvicina a pratiche inusuali come la coprofagia.
Durante un viaggio viene arrestato nell’aeroporto di Heathrow. Gli agenti lo fermano seminudo e in preda a una crisi psichica mentre è alla ricerca di un poliziotto con cui avere un rapporto sessuale. Viene, quindi, incarcerato e poi messo nella sezione psichiatrica del Marlborough Day Hospital. Una volta rientrato a Milano lo ricoverano in una clinica psichiatrica per un mese.

Una volta uscito dalla clinica continuano i viaggi in giro per il mondo e il suo impegno nella lotta per la libertà dei diritti inalienabili. Si avvicina anche al teatro mettendo in scena lavori irriverenti come “La traviata Norma, ovvero: Vaffanculo … ebbene si!”, una pièce ironica e cruda sui pregiudizi nei confronti degli omosessuali accolta positivamente da molti critici.

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A partire dal 1976 le TV e i rotocalchi non fanno altro che parlare del provocatorio Mario Mieli, c’è chi lo attacca ferocemente e chi lo invita in trasmissione. Nel 1977, infatti, la rubrica Rai dedicata ai giovani dal nome “Come Mai?” Lo vuole come ospite d’onore per parlare della sua opera “Elementi di critica omosessuale”.

Ma se la fama del ‘Mieli personaggio’ provocatore e difensore dei diritti degli omosessuali cresce sempre di più tra i salotti delle TV e tra i movimenti gay, il ‘Mieli umano’ inizia ad accusare i colpi di una vita intera sempre sul piede di guerra per affermare il suo diritto di essere vivente.

…ed eccessi

Nel corso degli anni adotta diversi atteggiamenti e posizioni che vengono fortemente contestati. Ancora oggi non si riesce a capire fino in fondo se questi sono stati attuati per un disperato bisogno di attenzione, per un disagio psicologico o come strumenti provocatori per ampliare la sua voce.

Tra le sue dichiarazioni più criticate:

Pedofilia: I bambini, secondo Mieli, possono liberarsi dai pregiudizi sociali e trovare la realizzazione della loro ‘perversità poliforme’ grazie ad adulti consapevoli. Possono essere, quindi, desiderati eroticamente. I bambini si trovano costretti in un periodo di latenza a causa della società repressiva eterosessuale.

Alterazione psichica e follia: L’uso di sostanze stupefacenti consentono il superamento dello stato di normalità che intrappola le persone. Dichiara anche che nevrosi, follia, paranoia, delirio, schizofrenia e omosessualità sono caratteristiche latenti in tutti gli esseri umani.

La fine

Mieli inizia a sentirsi un piccolo guerriero in lotta con la grande montagna dell’ignoranza e delle convenzioni, è stanco e deluso dalla società e dalla politica per niente pronte ad accogliere gli essere viventi senza pregiudizi.
Negli ultimi anni della sua vita si dedica con assiduità alla stesura del romanzo autobiografico “Il risveglio dei faraoni” (uscito postumo nel 1994), all’esoterismo, all’alchimia, alla coprofagia e al consumo di droghe. Tutto ciò lo porta a isolarsi in preda alla morsa della depressione che lo attanaglia per un lungo periodo.
Muore suicida a soli 30 anni il 12 marzo del 1983 nel suo appartamento a Milano. A lui viene intitolato il Circolo di cultura omosessuale ‘Mario Mieli’ a Roma nello stesso anno della morte.

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“Se c’è una possibilità per la specie umana di salvarsi da quel suicidio al quale sembra condannata, è attraverso le donne e attraverso i neri e attraverso gli omosessuali.”

– Mario Mieli

Di Mario Mieli sono state dette tante cose. Su questa particolare figura, penne illustre e calamai rinsecchiti hanno sproloquiato in costante equilibrio tra verità, calunnia e aneddoti più o meno fantasiosi.
Le sue lotte (con le sue modalità) possono essere approvate o meno, ma si può essere d’accordo nell’affermare che la vita di Mieli è stata molto intensa, attraversata da lucidità coraggiosa e follia distruttiva. Amata o odiata, la sua figura s’impone con prepotenza in un particolare periodo storico del nostro Paese dove identità, sesso e amore iniziavano a cercare una loro dimensione.
Di Mieli rimarrà per sempre il ricordo del giovane guerriero in gonnella che ha urlato dall’alto dei suoi tacchi l’importanza di lottare per i propri diritti.

Marilisa Pendino 

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